La FASI col Ministro Abodi e gli esponenti dello Sport Italiano in visita ai campi di sterminiodi Auschwitz-Birkenau

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Lo sport come strumento di consapevolezza e di rifiuto delle discriminazioni

In occasione della ricorrenza dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto il ministro per lo sport e i giovani Andrea  Abodi, in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma, ha invitato 74 atleti olimpici e paralimpici, dirigenti e tecnici delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Sportive Associate e degli Enti di Promozione Sportiva, assieme ai rappresentanti di CONI, Sport e Salute, Comitato Italiano Paralimpico e Istituto per il Credito Sportivo, a partecipare a una visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, per ricordare uno dei momenti più tragici della storia dell’umanità.

A partecipare a questo viaggio della memoria dal 4 al 6 febbraio, con tappe fondamentali i campi di sterminio, il quartiere ebraico di Cracovia e la fabbrica di Schindler, è presente anche una delegazione della Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, nella persona del Consigliere Federale Cristina Cascone e della vicecampionessa mondiale di Paraclimbing Lucia Capovilla.

Questo viaggio rappresenta un’occasione concreta per non limitarsi a una celebrazione del ricordo, ma per spingere tutti i presenti verso un impegno sociale maggiore, rendendo gli esponenti del mondo dello Sport dei veri e propri portavoce del contrasto a ogni forma di discriminazione.

Il Ministro ha sottolineato l’importanza della coscienza e della testimonianza, sottolineando la responsabilità che tutto il mondo dello sport ha nell’arginare ed eliminare per quanto possibile ogni forma di razzismo, nel diffondere la cultura della memoria e del rispetto e nel promuovere la tutela dei diritti e della libertà personale di ogni individuo.

La Cascone ha affermato: “È un onore per noi essere qui e rappresentare la nostra Federazione, nella consapevolezza del ruolo fondamentale che lo sport ha nella formazione dei giovani, anche come strumento privilegiato di inclusione. Il tuffo doloroso nel passato che stiamo vivendo consolida questa consapevolezza e ci sprona a un sempre maggiore impegno nella direzione della coesione e del rispetto reciproco.”